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Il nostro agente all'Avana - Recensione

  • ilgiardinoinglese
  • 23 giu 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

Una Spy Story esilarante, condita da un abbondante humor inglese, pungente critica sociale ed equivoci. E daiquiri. Tanto daiquiri.



Il nostro agente all'Avana - G. Greene

276 pag. - Inglese - 1° edizione 1958


Il secondo appuntamento della settimana dedicata al tema "Caldo che uccide" è dedicato a uno dei miei libri preferiti del genere: Il nostro agente all'Avana. Restiamo come avevo anticipato Lunedi, in Sud America e voliamo a Cuba, nelle strade corrotte e polverose dell'Avana.


Scritto nel '58 è ambientato a Cuba durante la Guerra Fredda e rappresenta un trionfo satirico sullo spionaggio e sulle regole, contrapponendosi alle classiche spie eccezionali e infallibili alla James Bond.


Caldo, sempre caldo, sudore, abitudine, fatica, dubbi, aspirapolveri, spionaggio, debolezze umane, paure e alcol.


Si perchè molto spesso l'alcol è come un demone nei personaggi di Greene esercitando un influsso notevole. Infatti il romanzo inizia in un bar e quasi tutti i momenti successivi della storia sono ambientati in luoghi dove l'alcol è prominente.


Si può anche notare un parallelismo della dipendenza da alcol come sintomo di debolezza e infatti il protagonista ci viene presentato inizialmente come uomo debole, sommessamente disperato e schiavo delle abitudini.


Greene affonda la lama tagliente della satira (o quasi) nell'ottusità di chi fa parte dei Servizi Segreti, quasi una parodia, rendendoli un pò stupidi ma anche simpatici, dove si può usare chiunque ad ogni costo e qualsiasi sia il suo passato.


Una Spy Story esilarante, condita dall'abbondanza di humor inglese, pungente critica sociale ed equivoci.


Un testo molto godibile e coinvolgente, dall'intreccio divertente, con una scrittura fluida e dialoghi brillanti che si fa leggere tutto d'un fiato.


Ricco di mosse e contromosse in pieno stile Guerra Fredda, ma dubbiosamente astute che portano all'epilogo inevitabile e paradossale.


Questo titolo inoltre dà i natali a un modo di dire usato spesso fuori contesto, che è letteralmente "Il nostro agente all'Avana" ad indicare una persona "infiltrata" che faccia da spia. Fuori contesto perchè in genere si usa con accezione positiva o per complimento, mentre nel libro è usata quasi negativamente, e se lo leggerete capirete il perchè.


E' un classico, vestito con completo leggero color lino, un panama in testa e un daiquiri ghiacciato in mano.



Veronica

 

Consigliato per appassionati di:

Narrativa Sud Americana - Satira - Spy Story


Quarta di copertina:

"Il nostro agente all'Avana" narra la vicenda di Jim Wormold, un mite rappresentante di aspirapolveri che, travolto dalle circostanze e dalla propria timida inesperienza, entra a far parte del Servizio segreto britannico e comincia a "inventare" non soltanto esplosive informazioni, ma addirittura l'esistenza di una vasta rete di solerti collaboratori. Il macchinoso intreccio non è solo il pretesto per una satira sottile e caustica, ma fornisce a Graham Greene anche lo spunto per un'affettuosa difesa dei diritti dei più deboli, costantemente soverchiati dagli incomprensibili intrighi dei potenti e dalle loro false ideologie. La pericolosa avventura di Jim Wormold, che raggiunge il suo apice di comicità nella scena di una straordinaria partita a scacchi, costituisce quindi una perfetta sintesi di humour inglese e di pungente polemica sociale.

 

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