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Review: La voce degli uomini freddi

  • ilgiardinoinglese
  • 22 gen 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

Mauro Corona ha un linguaggio tutto suo, non a tutti piace, e qui è dolce e freddo allo stesso tempo. C’è chi lo ama e chi lo odia, non ha vie di mezzo, come la montagna che lui conosce così bene: o sali o scendi.



La voce degli uomini freddi - Mauro Corona

_ pag. 235 _Italiano_ 1° ediz. 1913


Già dall’incipit capiamo che aprendo questo libro vi arriveranno dei fiocchi di neve addosso, in un turbinio di tormenta:

“Era un paese di neve. Nevicava anche d’estate. E nelle altre stagioni lo stesso. Nevicava sempre.”

Magia, fantasia, api, miele, lentezza, neve e uomini freddi, lontani dalla vita frenetica delle città e immersi nel loro, ma non loro, personale manto bianco tra l’indifferenza del mondo e l’abitudine della propria esistenza.

E poi la natura sovrana che dona tutta sé stessa e pretende solo una carezza in cambio, a volte diventa nemica feroce e senza perdono.


Più di 200 pagine che parlano sempre di quello…

E' vero, forse non è il suo migliore come dicono molti, anche se è stato candidato al Campiello…

E' vero, è impossibile non ritrovare la tragedia del Vajont nelle sue pagine, in tutte le sue pagine da sempre…

Ma è talmente dolce e magico e triste, che un sentimento di gratitudine e amore vi resterà attaccato addosso.

Non vale forse la pena?


Veronica


Consigliato per appassionati di:

Montagna - Fantasy


Quarta di copertina:

C'è un popolo che vive di stenti in una terra ostile. Una terra in cui nevica sempre, anche d'estate, le valanghe incombono dalle giogaie dei monti e le api sono bianche. E gli uomini hanno la carnagione pallida, il carattere chiuso, le parole congelate in bocca. Però è gente capace di riconoscenza, di solidarietà silenziosa, uomini e donne con un istinto operoso che li fa resistere senza lamentarsi, anzi, addirittura lavorare con creativa alacrità, con una fierezza gioiosa, talvolta, pronti a godere dei rari momenti di requie, della bellezza severa del paesaggio, della voce allegra del loro "campo liquido", il torrente che, scorrendo sul fondo della valle, dà impulso a segherie e mulini. Il torrente è una delle voci di questi uomini freddi solo all'apparenza, ed è l'acqua - neve allo stato liquido, si potrebbe dire, che, se da un lato mette in moto tutte le attività, dall'altro innesca il dramma che sta sospeso su quelle vite grame eppure, in qualche modo, felici. Corona ci ha abituato alle narrazioni corali, alle epopee umili di gente che avanza compatta con le proprie storie senza storia solo perché nessuno ha voluto abbassare l'orecchio al livello del suolo per ascoltarne la voce flebile eppure emozionante. Vite che, come scriveva Ungaretti dei morti: "Non fanno più rumore del crescere dell'erba, lieta dove non passa l'uomo". All'armonia di una vita aspra ma equilibrata si contrappone il ritmo disumano delle "città fumanti".

 

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