Sortilegi - Recensione
- ilgiardinoinglese
- 5 ago 2021
- Tempo di lettura: 2 min
Un libro che ci pone di fronte alle nostre bassezze più arcaiche, tre racconti magici e semplici.
SORTILEGI - B. Pitzorno
144 pag. - Italiano - 1° edizione 2021 - Bompiani
Sortilegi sono tre racconti magnifici e semplici come la sua copertina.
Un meccanismo terribile col quale una comunità, vivendo un periodo difficile o non comprendendolo, si rifugia nella creazione di un capro espiatorio. Come dice anche l’autrice nelle note, il confronto tra il primo racconto sulla Peste e l’attuale pandemia in corso è immediato. Ancora viviamo isolamento (anche psicologico), solitudine, paura, incertezza come nel 1600.
Il primo racconto è quello più ampio e racchiude archetipi, dicerie e forti sillogismi con le fiabe ad esempio di Cappuccetto Rosso (la bimba innocente nel bosco) e Pollicino (un orfano). Lultima parte del processo alla strega (presunta) mi è piaciuta moltissimo, rispetto alla prima parte troppo fiabesca ma cmq funzionale al resto.

Il secondo narra la storia di un maleficio e dell’innocenza salvatrice. Molto carino.
Un titolo evocativo e perfetto anche per la spiaggia. Un libro che ci pone di fronte alle nostre bassezze più arcaiche che per fortuna molti di noi hanno superato ma che parallelamente sono mutate in altre brutture, come il razzismo, il sessismo, insomma la paura dell’ignoto.
“Così le protagoniste e i protagonisti di queste pagine ci fanno sognare e ci parlano di noi, delle nostre paure, delle nostre meschinità, del potere misterioso e fantastico delle parole, che possono uccidere o salvare.”
Il terzo racconto è quello più breve e che mi ha colpito maggiormente, parla di un profumo che conosco molto bene, per cui provo nostalgia. Il mio profumo è diverso ma magicamente uguale a quello della storia.
Solo un italiano può capire. Solo se leggete Sortilegi potrete capire.
Una lettura molto piacevole, triste e fresco allo stesso tempo.
Veronica
Consigliato per appassionati di:
Narrativa - Racconti
Quarta di copertina:
Mentre infuria la peste del Seicento, una bambina cresce in totale solitudine nel cuore di un bosco e a sedici anni è così bella e selvatica da sembrare una strega e far divampare il fuoco della superstizione. Un uomo si innamora delle orme lasciate sulla sabbia da piedi leggeri e una donna delusa scaglia una terribile maledizione. Il profumo di biscotti impalpabili come il vento fa imbizzarrire i cavalli argentini nelle notti di luna. Bianca Pitzorno attinge alla realtà storica per scrivere tre racconti che sono percorsi dal filo di un sortilegio. Ci porta lontano nel tempo e nello spazio, ci restituisce il sapore di parole e pratiche remote – l’italiano secentesco, le procedure di affidamento di un orfano nella Sardegna aragonese, una ricetta segreta – e come nelle fiabe antiche osa dirci la verità: l’incantesimo più potente e meraviglioso, nel bene e nel male, è quello prodotto dalla mente umana. I personaggi di Bianca Pitzorno sono da sempre creature che rifiutano di adeguarsi al proprio tempo, che rivendicano il diritto a non essere rinchiuse nella gabbia di una categoria, di un comportamento “adeguato”, e che sono pronte a vivere fino in fondo le conseguenze della propria unicità. Così le protagoniste e i protagonisti di queste pagine ci fanno sognare e ci parlano di noi, delle nostre paure, delle nostre meschinità, del potere misterioso e fantastico delle parole, che possono uccidere o salvare.
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